Sono ormai rare le attività imprenditoriali o i professionisti senza un “profilo social” e sempre di più la presenza e la gestione di questa attività online richiede skills, tempo e conoscenze specifiche. Al contrario, tutti gli sforzi per acquisire visibilità ma alla fine, nuovi clienti, potrebbero risultare vani.
La nostra “realtà” professionale, imprenditoriale o hobbistica, potrebbe essere ignorata dal “mondo virtuale” dei social, dove le persone sempre più spesso affidano a piattaforme come instagram e fb la capacità di saper suggerire con efficacia le migliori scelte, prodotti o esperienze da acquistare.
Il commercio online non è più confinato ad alcune categorie di prodotti, riguardando ormai qualunque tipo di prodotto e servizio disponibile sul pianeta (o quasi).
Anche se si tratta di acquistare un servizio reale, una attività da vivere in presenza, come il soggiorno in una struttura ricettiva, un’escursione o una cena al ristorante, il primo passaggio è ormai quasi sempre prima online.
Una volta ad esempio, si raggiungeva una località e poi con o senza una guida cartacea acquistata in edicola o presso un punto informativo turistico, si procedeva ad esplorare il luogo, infilandosi in una trattoria ispirati dal profumo in strada, dall’insegna, dal menu e dalla presenza di altre persone. Questi erano gli indicatori ritenuti affidabili per scegliere un locale piuttosto che un altro.
In alcuni casi si pianificava prima il proprio viaggio, con un programma di viaggio che includesse mete e luoghi di interesse culturale, storico, paesaggistico ed enogastronomico. Si acquistava qualche guida in libreria, magari si raccoglievano notizie da amici e conoscenti e si programmava il viaggio.
Quando si trattava di scegliere una vacanza estiva, la classica “villeggiatura” in famiglia o con amici, spesso ci si rivolgeva alle agenzie di viaggio, che proponevano infinite possibilità di soggiorno. Probabilmente per le famiglie e per determinati tipi di “pacchetti” e target specifici funziona ancora questo canale, che di certo non potrebbe esimersi dall’essere presente sui social, al fine di promuovere la propria capacità di saper proporre la soluzione giusta per il proprio target di clienti.
Noto che soprattutto le “vecchie” generazioni usano il web per informarsi e anche scegliere le mete di viaggio, ma non è detto che siano presenti sui social. Conosco molte persone che non lo sono e mi accade di accogliere ospiti che non usano i social. Credo che questo fattore sia legato anche alla tipologia di struttura rappresentata da Le Piracante e da un target di ospiti che non coincidono con quelli che tipicamente sono presenti sui social. Questione di gestione del tempo, di stile di vita e altro .
Avere un profilo social non equivale, naturalmente, ad avere una vetrina perfetta o una interfaccia pratica, funzionale, efficiente. Chi ha una mente tendenzialmente analogica (come me, ad esempio) fa più fatica a gestire una interfaccia online che richiede una attenzione continua, costante, basata non tanto sulla propria realtà, ma che sia il più possibile rispondente a dei criteri che soddisfano tutt’altri criteri, legati al marketing, agli algoritmi delle singole app, a principi di comunicazione basilari e al contempo terribilmente rumorosi.
Quando penso al concetto di comunicazione sui social mi viene in mente un rave party o una discoteca con musica assordante, con suoni ripetitivi, che però le persone tendono ad “assumere” su se stessi, per cui quanto più è penetrante il messaggio, tanto più sarà efficace. I principi basilari della comunicazione mediata sono sempre validi.
Personalmente conduco una gestione emotiva, basata sull’hic et nunc piuttosto che una programmazione con un calendario editoriale, contenuti ben ponderati e mirati. Ciò che viene comunicato online è di certo meno di ciò che viene offerto nella realtà e mai il contrario. Inoltre, sono affezionata all’idea, forse antiquata ma non mi importa, di comunicare la realtà, con la sua autenticità, carattere e anche imperfezione. Ciononostante, la consapevolezza di ciò che manca alla comunicazione del Progetto, mi porta ad avere una visone aperta e non negazionista rispetto a ciò che potrei ottenere se mi avvalessi, ad esempio, di un servizio di promozione o magari se volessi dedicare più tempo e risorse a questa attività. Date le dimensioni di impresa de Le Piracante, valuto e scelgo con molta cura i partner, collaborazioni e servizi a cui affidare anche una piccola parte delle mi risorse. Si tratta di una piccola realtà, in un contesto rurale ma che non è una azienda agricola né un agriturismo. Una vera e propria dimora in campagna circondata da ulivi e campi da fieno, con una vocazione alla socialità (quella reale), alla condivisione e alla promozione del proprio territorio. Con una integrazione di un profilo con caratteristiche tecnologiche in grado di integrarsi perfettamente nel contesto.
Non nutro alcun interesse ad adottare metodi o criteri di marketing basati unicamente sull’attrattività estemporanea di target anche lontani da quello che è il nostro, come non nutro alcun interesse a partecipare alla promozione di profili, luoghi, entità che si discostano da ciò che intendiamo rappresentare, ma anche valorizzare e proteggere.
Occasionalmente incontro professionisti (o a volte sedicenti tali) della comunicazione e del marketing. Quando l’incontro è positivo, interessante, rappresentativo di un effettivo scambio e partecipazione, cerco di trarne ogni vantaggio costruttivo, compreso quello di un nuovo apprendimento, stimolo di riflessione e confronto.
Cosi è nata l’amicizia con Giovanni Molinari ed il suo Progetto @campaniadavivere che rappresenta un profilo molto conosciuto e seguito sui social. Un progetto di markting turistico regionale ben condotto e in costante crescita. Egli promuove strutture (alberghi, ristoranti, altre realtà legate al turismo) e luoghi della Campania. Non rappresenta specificatamente il target de Le Piracante, perché gli elementi del suo messaggio si legano a tutte le realtà imprenditoriali campane che abbiano un profilo medio alto o alto, definibili spesso come strutture di lusso. Non vi è una attenzione specifica per gli aspetti ecologici o legati a località che potremmo inserire nel concetto di “undertourism”, ma vi è la capacità di promuovere realmente la struttura (e non se stesso), la capacità di reperire e comunicare esperienze replicabili in contesti diversi (escursioni in natura, visite culturali etc) la capacità di comunicare dettagli coerenti con il proprio target e rispondere a richieste specifiche da parte di questo.
Ho apprezzato molto la dedizione e l’impegno profusi nella gestione della sua attività, la serietà e ovviamente, l’immenso patrimonio di followers che ben ripongono la propria fiducia in questo progetto.
Durante un’esperienza che ho organizzato proprio per lui, per avere un parere e un confronto amichevole e professionale, abbiamo affrontato l’argomento dei social. In particolare, ho avuto modo di comprendere meglio quali siano gli elementi di cui tenere conto quando ci si rivolge a qualcuno per la promozione della propria attività. Sono dati utili anche per chi come me non utilizza questi servizi ma gestisce in modo amatoriale (come dice il mio amico Giovanni) i profili social della propria attività. Sono invece fondamentali per valutare l’efficacia e l’utilità di un servizio proposto da qualcuno che dovremmo anche pagare. Spesso chi si occupa di questi servizi invia il proprio “media kit” al potenziale cliente, al fine di rendere possibile la valutazione della convenienza, efficacia e utilità dl servizio offerto. Mettiamo che decidiamo di affidare la promozione della nostra attività a qualcuno, ad esempio con un post sui social. Come si fa a sapere quel post quanto è stato efficace e che attività ha generato? Un professionista serio invierà i dati con queste informazioni.
Ecco un esempio tratto da un post pubblicato da Campania da vivere sul proprio profilo Facebook e a seguire su Instagram
Come leggere i dati:
Copertura: quanti profili unici hanno visualizzato il post
Interazioni con il post, commenti e condivisioni per fb; numero di “Mi piace” per Instagram
Interazioni negative: per fb, le persone che dopo aver visto il post hanno cliccato per non vedere di nuovo quel post o quel profilo.
Questi sono i dati di una pubblicazione da parte di Campania da vivere in occasione di una esprienza in cui ha soggiornato a Le Pircante e ha esplorato il nostro territorio, visitato alcune Aziende da noi suggerite.
Al di là del numero di likes , che sono senz’altro importanti, ci sono numerosi altri fattori di cui tenere conto per valutare l’efficacia di un contenuto pubblicato. Probabilmente una decisione fondamentale da prendere riguarda cosa, come e quanto si vuole investire sui social e questa scelta dovrebbe, secondo me, essere in relazione con la natura della nostra attività, la sua vocazione e gli obiettivi che intendiamo perseguire, oltre alle risorse che possiamo e vogliamo investire. Un profilo gestito in prima persona potrebbe essere più immediato, “autentico” e personalizzato, ma anche più attento ad una “netiquette” imprescindibile, a mio avviso prché diventa importante anche creare e saper mantenere una rete di rapprti virtuali con altri profili, condividere e partecipare, accogliere e rispondere in manieera adeguata . Una gestione affidata ad un professionista dovrà essere perfetta, ottenere un buon margine di rientro che sia coerente con gli obiettivi imprenditoriali e coerente con il profilo reale dell’impresa/azienda/professionista che sia, benché magari meno “empatico” o caratteristico. Avere la capacità di creare efftti reali, nuovi contatti e aumentare le vendite.
Quale che sia la condotta che si sceglie, per ottenere dei risultati è ncessario un certo impegno. Il mio augurio resta alla fine sempre quello che non ci si fermi a dell belle foto ma che si vada oltre, nel nostro caso esplorando il nostro contesto online e poi sceegliendo di viverlo in prima persona.